Home Page Italian version
Atti del 1° Seminario Europeo "Falcon One" sulla Criminalità Organizzata Roma,
26 - 27 - 28 aprile 1995
Subscription Stampa Sommario
Grazie, e mi sia innanzitutto consentito rivolgere al Servizio il mio apprezzamento per questo importante "incontro - confronto", anche dialettico. Ritengo che una partecipazione di più voci ad un Seminario di tale portata non può che consentire a ciascuno di noi di allargare il quadro delle conoscenze e di operare riflessioni ponderate. Diceva il Prof. Gobbo che l'analisi delle fenomenologie operata da più osservatori è utile senza dubbio per consentire integrate conoscenze ai fini dell'individuazione delle terapie di contrasto.
Molte volte abbiamo osservatori che non colloquiano, che non interagiscono e non permettono quel travaso di conoscenze, di esperienze che possono poi essere messe a frutto da ciascuno nell'ambito delle proprie competenze.
Ho ritenuto questa precisazione molto opportuna, anche perché la mia stessa formazione professionale si è consolidata attraverso esperienze operative, di coordinamento a livello nazionale, attualmente a livello internazionale, che mi hanno consentito di esplorare diverse aree di interesse, e quindi ravvisare l'esigenza di aggiornati progetti di lavoro e specifiche iniziative nei settori di maggiore esposizione sotto il profilo della sicurezza pubblica.
Conosciamo tutti la portata dei grossi fenomeni criminosi, la interazione tra principali profili dell'illecito e formazioni criminali presenti in aree differenziate del territorio nazionale, del territorio europeo e anche in altri paesi. Tutti sappiamo che le formazioni criminali hanno interessi che superano certi confini regionali e si collocano in contesti allargati. Dobbiamo anche tener conto che questa evoluzione dei fenomeni e della stessa identità dell'impresa criminale va riguardata alla luce dei mutamenti geopolitici che si sono determinati negli ultimi tempi nell'area dell'Europa centrale. In particolar modo, oggi, alla luce dei flussi migratori spesso governati da integrati sistemi criminali.
Oltre tutto bisogna tenere conto anche della gestione di questi settori dell'illecito che sono fisiologicamente, direi, aperti a fasi operative in distinti ambiti internazionali. È chiaro che il riferimento al traffico della droga è primario. Consideriamo che queste attività si presentano come fenomeno composito e internazionale: composito, per le varie fasi che vanno dalla produzione alla fabbricazione e quindi anche alla sistemazione del prodotto finito; internazionale, perché necessariamente vengono coinvolti vari elementi e vari segmenti della malavita organizzata.
Questi due caratteri propri dell'illecita attività hanno permesso di unificare i vari anelli della catena del traffico e quindi diversi segmenti delle organizzazioni criminali: una spirale in cui droga e criminalità organizzata esaltano a vicenda i propri effetti.
Questa realtà, che penso vada approfondita nei modi più puntuali e precisi attraverso analisi integrate, attraverso piani di lavoro molto ben misurati e attenti, è in piena evoluzione e ha attirato, da ultimo, la stessa attenzione della Comunità Europea che, in vista della nascita della struttura Europol, ha già modificato il quadro operativo della Unità Europea Antidroga, allargandone la competenza ad altri tre settori ritenuti di interesse. E se osserviamo quali sono questi tre settori, ci rendiamo conto di questa nuova identità del crimine e, quindi, dei fenomeni connessi.
I settori sono quelli dell'immigrazione clandestina, dei traffici di materiali radioattivi e nucleari, della tratta delle bianche, e inoltre anche dei furti di auto perché in effetti è un'espansione in progressione delle competenze della Unità Nazionale Europea Antidroga, in previsione del momento convenzionale che dovrà poi veramente consentire a Europol di camminare speditamente sul piano comunitario.
Di fronte a questo tumultuoso divenire dei fenomeni e delle stesse organizzazioni, di questi sistemi che si incontrano e si relazionano nel modo più compiuto sul piano dell'illecito, è chiaro che la nostra risposta non può che essere una risposta adeguata, che superi anche i confini di ciascun paese e si confronti e interagisca perfettamente con le risposte degli altri paesi.
Sappiamo tutti che il primo momento fondamentale di coesione delle varie realtà nazionali è dato, appunto, dalla partecipazione ad un progetto INTERPOL che già è consolidato: ci sono però nuovi traguardi e nuove frontiere da raggiungere.
Consideriamo senza dubbio molto importante questo momento dell'azione di contrasto, scandendo i vari momenti in tre distinte fasi: una prima fase che è quella consolidata dell'INTERPOL e dell'attenta partecipazione ai progressi che si possono fare in determinati sedi internazionali, come il Consiglio d'Europa e l'ONU. Una seconda fase altrettanto importante da valutare è quella degli accordi bilaterali e multilaterali. Parlavo poc'anzi col Procuratore Nazionale Antimafia di quella articolazione che nasce dall'accordo Italia-USA, che è appunto il Comitato Italia-USA, un Comitato che periodicamente aggiorna i suoi piani di lavoro, si confronta e stabilisce le nuove piattaforme per interventi misurati e coordinati.
Proprio recentemente abbiamo avuto una mutazione quasi fisiologica di questo Comitato, con un interesse che può riguardare determinati campi quali quello dei collaboratori di giustizia, del terrorismo, dei provvedimenti di natura patrimoniale, sequestri e confisca dei beni di organizzazioni, il tradizionale momento dello scambio delle informazioni e della conoscenza delle varie realtà che si annidano nei due paesi o che interagiscono, e poi un ultimo profilo, quello dell'estradizione. Sono tre campi di azione per i quali dovrà senza dubbio svilupparsi in questi mesi un'accesa e intensa attività di cooperazione.
Altri comitati nascono all'ombra di accordi bilaterali e, in questi comitati, come anche in quello Italia-USA, per esempio, sono presenti elementi del SISDe, quindi del Servizio di Informazione nazionale.
Per quanto concerne poi il terzo stadio, dobbiamo riferirci a quelle che sono le misure compensative che nascono dall'accordo di Schengen, dal Trattato di Maastricht. Senza dubbio, è importante l'articolo K19 del Trattato, dove si fa espresso riferimento al momento della cooperazione a livello intergovernativo, di cooperazione di polizia ai fini della prevenzione della lotta contro il terrorismo, il traffico illecito di droga e altre gravi forme di criminalità internazionale compresi, se necessario, taluni aspetti di cooperazione doganale in connessione con l'organizzazione, a livello dell'Unione, di un sistema di scambio di informazioni in seno ad un ufficio europeo di polizia Europol.
Voglio chiudere questo mio primo intervento, sottolineando che nel solco di questo titolo VI del Trattato di Maastricht stanno nascendo intense forme di cooperazione. Fino ad oggi è stato approfondito in modo particolare, sia attraverso seminari di qualificazione, sia attraverso riunioni di esperti, il tema del riciclaggio. Prossimamente ci sarà presso l'Unità Europea Antidroga proprio un confronto che parte da questa sedimentata conoscenza delle realtà ordinamentali, perché senza una armonizzazione delle legislazioni è inutile costruire una cooperazione anche a livello di scambio di informazione. E in questi giorni prossimi avremo addirittura già il nuovo impegno in relazione al mandato affidato all'Europol, che si è allargato a quelle tre aree che ho menzionato prima.
C'è poi da considerare la portata e l'interesse per il sistema teledrug. Proprio in questi giorni, questo sistema di comunicazione ha attirato l'attenzione degli Stati Uniti, della stessa Germania e di altri Paesi che in via residuale rimanevano nell'area dell'Europa Orientale: mi riferisco all'Estonia, l'ultima, che ha aderito, a livello bilaterale, a questo particolare tipo di cooperazione.
Siamo di fronte a intese bilaterali, ma ad una costellazione che naturalmente dovrà essere utilizzata sia sul piano dell'Unione Europea ma sia anche con intese bilaterali con altri Stati come gli stessi Stati Uniti. Poi bisogna tenere conto del nuovo fronte della cooperazione che si è aperto nell'area del Mediterraneo. L'Unione è particolarmente interessata, attraverso il cosiddetto "partnerariato", a gestire intese e intense relazioni con questi paesi esposti. Anche qui l'interesse italiano è notevole, se consideriamo i flussi migratori clandestini che partono dalle sponde del bacino del Mediterraneo, dai paesi africani ed anche dai paesi dell'Est europeo.
C'è da considerare da ultimo un dialogo transatlantico che la stessa Unione Europea ha aperto con gli Stati Uniti e con altri Paesi, e quindi di fronte a questa situazione è chiaro che ci troviamo in modo nuovo, ma senza dubbio molto interessante, di fronte ad una nuova realtà, ad un nuovo modo di agire e di camminare, e credo che il collante e il denominatore comune sia senza dubbio lo scambio delle informazioni che ne è presupposto essenziale.
Lo stesso legislatore nazionale ha previsto, nella legge del 1991, questo particolare interesse da riservare ai Servizi informativi. Si dice, proprio nel testo, che va considerata per l'area interna e quella esterna, la competenza di questi Servizi a svolgere attività informativa e di sicurezza da ogni pericolo o forma di eversione dei gruppi criminali organizzati che minacciano le Istituzioni e lo sviluppo della civile convivenza. Tale dettato legislativo costituisce una fonte di indubbio valore per quanto concerne il potenziamento delle risorse informative disponibili nel settore della lotta alla criminalità, per favorire poi quel ciclo di produzione attraverso investigazioni che poi vanno a ricadere nell'area di competenza della stessa Magistratura.
Premesso che la comprensione dei fenomeni delinquenziali e la disponibilità di adeguati strumenti legislativi sono i presupposti ineludibili per un'efficace azione di contrasto del crimine organizzato, ritengo utile, in questa seconda tornata, soffermarmi su alcuni aspetti della complessa materia oggetto di esame e di approfondirli partendo dal mio osservatorio attuale che è quello di Direttore del Servizio Relazioni Internazionali del Dipartimento della P.S..

Abbiamo poc'anzi sentito parlare di criminalità organizzata da parte di un qualificato operatore di intelligence e, senza dubbio, ci troviamo di fronte a un nuovo modo di concepire tale concetto. Partendo dalla esigenza di approfondire le posizioni dei soggetti prima che dei fatti, è opportuno tenere conto che questo particolare approccio tarda a trovare le sue radici in molti Paesi.
In sede comunitaria, ad esempio, stiamo operando in modo tale da incardinare bene questo concetto di criminalità organizzata.
La bozza di convenzione che allo stato è all'esame degli esperti, quando fa riferimento, all'art. 2, agli obiettivi di Europol, mette in luce e in evidenza le aree della criminalità di cui Europol dovrà occuparsi. Però nell'art. 2 viene precisato quello che è il denominatore comune e si fa riferimento alle organizzazioni criminali: fatti, fenomeni, attività illecite inquadrabili nel contesto proprio delle organizzazioni criminali.
Questo profilo sta emergendo ancora di più, sempre in ambito comunitario, se si tiene conto che, nel prossimo mese di maggio, il "Gruppo Droga e Criminalità Organizzata" - uno dei gruppi di lavoro incardinati nel terzo pilastro del Trattato, ed in particolare nel Gruppo Direttore 2, dove si affrontano i problemi della cooperazione di Polizia, dovrà presentare un rapporto sullo stato della criminalità organizzata in ciascun Paese membro.
Questa volta il rapporto sarà molto concreto, diverso dal solito. In precedenza erano rapporti molto generali, da cui non emergono approcci concreti e reali. Ma questa volta il rapporto deve seguire delle coordinate che afferiscono proprio alla conoscenza delle organizzazioni criminali, operanti in ciascun Paese. Un riferimento alle attività illecite gestite dai singoli gruppi, ai collegamenti tra soggetti e aggregati malavitosi quindi, uno spazio di conoscenze molto più puntuale, allargato che dovrà consentire poi a Europol di tenerne in massimo conto e quindi di poter assicurare quella famosa attività, nel settore dell'intelligence, particolarmente premiante e significativa.
Tenete conto, come dicevo prima, che in questo particolare momento di cooperazione, anche i Servizi, in particolare il SISDe per l'Italia, sono presenti in questa attività di partecipazione al progetto.
Abbiamo detto un po' tutti che il ciclo produttivo di un'impresa criminale si conclude con le operazione di riciclaggio, e quindi di sistemazione dei profitti in circuiti sicuri.
E allora vorrei sottolineare quanto sia importante per far conseguire all'investigatore, al magistrato un successo effettivo contro le organizzazioni criminali, disporre di un patrimonio informativo reale completo.
Abbiamo delle grosse difficoltà oggi sul piano del confronto dialettico tra i vari organismi deputati alla lotta al traffico degli stupefacenti e al riciclaggio e, se si considera che alcuni paesi non hanno ancora ratificato alcune importanti convenzioni (mi riferisco in particolare a quella di Strasburgo del '90) e non hanno ancora calato nei propri ordinamenti i principi della direttiva comunitaria del 1991, senza dubbio ci troviamo di fronte alla necessità di omogeneizzare le legislazioni per consentire un cammino spedito agli operatori di giustizia.
La cooperazione viene enunciata in riferimento anche al riciclaggio, ma spesso in termini molto semplicistici. C'è un accordo bilaterale Italia-Regno Unito che è del tutto particolare, perché si dà la possibilità effettiva ai due Paesi di poter neutralizzare i profitti che sono presenti nei rispettivi Paesi e che sono stati sistemati in queste due aree geografiche da parte delle organizzazioni criminali. Ne parleremo ancora con gli statunitensi nel prossimo confronto perché sarà molto interessante verificare la conclusione del processo investigativo, che è in primo luogo informativo e poi investigativo e giudiziario, il cui fine è quello di colpire e neutralizzare in toto il bene, il prodotto di queste attività illecite.
E quindi, nell'accordo bilaterale Italia-Regno Unito, si fa riferimento ad esempio alla possibilità che il Paese richiesto sia in effetti in grado di poter disporre di questi beni. Ma ci sono sempre delle clausole compromissorie, per cui è possibile sempre stabilire delle soluzioni alternative. Il problema fondamentale è quello di individuare, sequestrare e confiscare beni.
Ed è qui chiaro che il momento della gestione delle informazioni è fondamentale. In occasione del Seminario che si è tenuto dal 30 gennaio al 10 febbraio ultimo scorso, al quale hanno partecipato gli esperti di tutti i 15 Paesi della Comunità, sostanzialmente si è evidenziato in modo chiaro quella che è la difficoltà naturale, intrinseca di poter raggiungere l'obiettivo finale, cioè di colpire il ciclo produttivo nel suo stadio terminale.
Siamo di fronte a delle difficoltà che ineriscono da un lato alle differenti legislazioni, dall'altro di problemi che sorgono circa lo scambio delle informazioni, e all'impossibilità da parte di molti paesi di esplorare il patrimonio informativo, banche dati, attraverso archivi, albi e così via, cosa che -devo dire la verità- nel nostro Paese ha un suo peso e un suo significato. Se consideriamo che l'Ufficio Italiano Cambi, per esempio, ha già registrato oltre 23.000 intermediari finanziari, se consideriamo l'individuazione degli intermediari che afferiscono al settore immobiliare e così via, ci rendiamo conto come queste informazioni sono necessarie, fondamentali a fianco di quelle notizie desumibili attraverso i Servizi, attraverso fonti confidenziali, attraverso attività di intelligence. E' evidente, quindi, come sia necessario supportare tutto questo momento di costruzione attraverso la utilizzazione e la gestione delle informazioni che provengono da questi circuiti informatizzati.
E allora voglio concludere in tempi molto, molto ristretti, sottolineando quanto sia importante il momento della prevenzione, di fronte alla gestione delle informazioni nel rispetto dei ruoli che sono assegnati ai Servizi, alle FF.PP, e alla Magistratura.
Però è chiaro che deve essere una costruzione che permetta a ciascuno di conoscere, di integrare le conoscenze degli altri, di supportare l'attività del magistrato nel modo più compiuto.
L'indagine si può costruire anche con il collaboratore di giustizia, con la denunzia del reato, ma va perfezionata attraverso questa azione corale che parte dai Servizi, che si sviluppa attraverso l'azione dell'attività di intelligence, e qui voglio richiamare quello che è il ruolo fondamentale che dovrà avere Europol per quanto concerne il momento dell'intelligence, il momento dell'analisi dell'informazione.
Infatti, è previsto a fianco dei cosiddetti ufficiali di collegamento che costituiscono i rappresentanti dell'Unità Nazionale di Intelligence Criminale, il famoso circuito degli analisti che dovranno essere a supporto dei momenti investigativi che ciascun ufficiale di collegamento potrà proporre. Avevo parlato di ufficiale di collegamento: non mi voglio riferire soltanto a quelli che sono presenti nell'area Europol, ma agli ufficiali di collegamento delle forze di polizia, perché sono dei punti nodali di un sistema di una rete che deve contribuire ad arricchire i patrimoni informativi in relazione alla transnazionalità del crimine, in relazione all'ampiezza dei fenomeni delinquenziali, alle interazioni e alle integrazioni dei sistemi delinquenziali compositi.
E' quindi necessario che questi ufficiali di collegamento vadano oltre gli schemi che rappresentano ormai degli stereotipi. Vanno senza dubbio aggiornati i modi e gli approcci che devono avere questi funzionari per consentire un allargamento delle conoscenze e quindi favorire la progettualità nel settore delle investigazioni.

La versione integrale del n. 4/2011 sarà disponibile online nel mese di maggio 2012.